L’Open Data sta registrando un incremento sempre maggiore di iniziative nel mondo, e l’Italia in questo panorama è in costante ascesa. Nell’ultima rilevazione dell’Open Data Maturity, il Portale Europeo dei dati, il nostro Paese ha infatti registrato un notevole passo in avanti.
Cosa si intende per Open Data?
Prima di tutto urge chiarire il significato di “Open Data”. I dati aperti, ai quali ci si riferisce comunemente con il termine inglese open data, sono dati liberamente accessibili a tutti le cui eventuali restrizioni sono l'obbligo di citare la fonte o di mantenere la banca dati sempre aperta.
Perché un dato possa definirsi “aperto”, tre caratteristiche essenziali devono essere presenti: disponibilità e accesso; riutilizzo e redistribuzione; e infine partecipazione universale.
Nel mondo Open Data i dati devono essere rilasciati a un costo non superiore a quello sostenuto per la riproduzione e devono essere disponibili in un formato modificabile. L’idea di “dati aperti” si accompagna anche alla possibilità da parte degli utenti di poterli utilizzare nuovamente in maniera semplice ed efficace, combinandoli con altri dataset. Il principio cardine degli Open Data è che tutti devono essere in grado di poter utilizzare i dati liberamente.
Dove si possono trovare gli Open Data?
Lo staff di InfoDatafornisce una risposta esaustiva a questa domanda; hanno infatti raccolto una lista di oltre 2700 portali Open Data, basandosi sulle informazioni raccolte su opendatainception.io, uno dei siti più forniti dal punto di vista dei portali Open Data nel mondo.
Dall’elenco si può monitorare la distribuzione mondiale dei portali Open Data.Per visualizzarli dal sito si sfrutta una grafica interattiva grazie alla quale, cliccando sulla mappa, è possibile scendere nel dettaglio fino allo stato e addirittura alla singola città, scoprendo i link per poter arrivare ai tanti portali raccolti.
Va ricordato che il portale di riferimento per la comunità Open Data italiana è dati.gov.it, il sito realizzato per conto del Governo direttamente da Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) nel quale è possibile trovare i dataset rilasciati dalla Pubblica Amministrazione.
Nella sezione dedicata alla raccolta dati sono presenti 18.246 database che possono essere scaricati gratuitamente, e tra questi l’Italia presenta ben 56 portali. Un numero lontano dalle cifre di Gran Bretagna e Stati Uniti, ma comunque superiore a quello di paesi del calibro di Germania e Paesi Bassi.
L’ascesa dell’Italia nel panorama degli Open Data
Come mostra l’infograficadel Sole 24 Ore relativa al periodo luglio 2016 - giugno 2017, l’Italia è entrata a far parte dei Trendsetters a livello mondiale e risulta al settimo posto tra i 32 paesi monitorati, un successo rispetto alla sua posizione da follower dell’anno scorso.
Perché parliamo di successo? Perché il raggiungimento di questa posizione mostra che l’Italia, seppur lentamente, sta crescendo e si sta solidificando anche su questo fronte. Essere tra i trendsetters significa appartenere a quei paesi che sono stati in grado di sviluppare ed implementare al meglio una politica basata sugli Open Data. Si tratta di politiche avanzate che devono essere coordinate in maniera eccellente tra tutti gli attori che operano sul territorio nazionale e che dispongono di un portale nazionale con dati aperti e funzionalità avanzate.
Ulteriore prova dell’ascesa degli Open Data è la popolarità in aumento del data journalism, oggi piccola ma significativa realtà. Proprio il 24 settembre scorso è avvenuto a Firenze il convegno su questo argomento, nel quale Roberto Bernabò, vicedirettore del Sole 24 Ore, ha parlato del mestiere del giornalista e come quest’ultimo stia cambiando in funzione dei dati aperti.
La crescita Italiana sul fronte Open Data quindi esiste, pur facendo fronte alla nascita tardiva di un FOIA italiano (Freedom Of Information Act, una norma che permette ai cittadini di effettuare una richiesta per accedere ai dati della Pubblica Amministrazione) avvenuta solamente a fine 2016.
Come spesso accade, l’avanzamento sul fronte tecnologico porta con sé un impatto che va oltre al mondo dell’IT.
Make IT, il partner per la gestione degli Open Data
Make IT si specializza proprio nel trovare soluzioni per business ed enti pubblici che sfruttano tecnologie come l’open data, l’open source, la gestione documentale, la business intelligence lo sviluppo mobile per risolvere problemi amministrativi o di gestione, aumentare l’efficienza e permettere all’integrazione IT di semplificare le attività giornaliere per aumentare la produttività nel core business.