Le applicazioni personalizzate garantiscono una migliore integrazione all’interno del parco IT esistente e una maggiore valorizzazione dei dati aziendali. Ma attenzione alla scelta del partner!
Nell’economia digitalizzata, con la pervasività crescente dell’intelligenza artificiale, i dati alimentano ogni decisione strategica e qualsiasi processo operativo. Tuttavia, perché le informazioni possano trasformarsi in effettivo valore per l’organizzazione, è necessario che le applicazioni aziendali comunichino tra loro e condividano un’unica base dati.
La coerenza del dato e l’integrazione delle applicazioni
All’interno degli ambienti IT moderni, sempre più complessi, eterogenei e distribuiti, le informazioni aziendali strategiche, come le anagrafiche dei clienti o gli indicatori di produzione, devono essere condivise tra più applicazioni, che spesso risiedono su sistemi e cloud differenti.
Capita spesso che software diversi gestiscano lo stesso insieme di dati, ma non siano sincronizzati fra loro; pertanto vengono generate delle copie, disconnesse tra loro e salvate in posizioni differenti. Ciò porta inevitabilmente alla proliferazione dei duplicati e all’incoerenza delle informazioni, compromettendo l’affidabilità delle analisi e l’efficacia dei processi.
Le aziende invece dovrebbero puntare alla coerenza dei dati, perché siano fruibili attraverso l’organizzazione in modo certo e univoco, da una pluralità di sistemi e applicazioni.
Implementare le buone pratiche di gestione e sincronizzazione delle informazioni è fondamentale per mantenerne la coerenza e la qualità, eliminando il rischio di duplicazione. Il passo fondamentale è stabilire quale sia la fonte primaria del dato (master) e definire le modalità con cui tutte le altre applicazioni (slave) accedano, utilizzino e trasformino le informazioni, in modo controllato e organizzato.
Se la data consistency è un requisito di business fondamentale, per mantenere l’integrità e la coerenza dei dati attraverso l’ecosistema aziendale è indispensabile che le diverse applicazioni si integrino tra loro, evitando la formazione di silos e garantendo così l’esatta sincronizzazione delle informazioni tra master e slave.
Strategie e soluzioni per la software integration
Ma come è possibile garantire la software integration, contribuendo alla creazione e al mantenimento della single source of truth aziendale?
Optare per lo sviluppo di soluzioni custom in fase di software selection può rivelarsi una scelta vincente ai fini dell’integrazione.
A differenza dei prodotti di mercato, un’applicazione su misura infatti è progettata per integrarsi nativamente con il parco software esistente, scongiurando il rischio della frammentazione e mettendo a fattore comune il patrimonio informativo aziendale, valorizzandolo.
La flessibilità e la capacità di integrazione delle applicazioni custom però dipende anche dalla loro architettura: meglio scegliere soluzioni basate su tecnologie aperte che garantiscono ampia compatibilità e mettono al riparo da eventuali lock-in.
Per massimizzare la software integration, è importante anche che l’applicazione sfrutti tecnologie considerate standard di mercato, quindi moderne, allo stato dell’arte e stabili. Abbracciare soluzioni che contemplano tecnologie emergenti e ancora immature, è rischioso anche dal punto di vista dell’integrazione, perché probabilmente sono incompatibili con i sistemi più datati del parco IT aziendale.
L’importanza del partner al fine dell’integrazione applicativa
Infine, per assicurare il successo di un progetto di software integration, è fondamentale affrontare con grande attenzione la valutazione e la scelta del partner tecnologico.
Tra i criteri di scelta, bisogna innanzitutto considerare le competenze di integrazione e le conoscenze tecniche della software-house candidata. Occorre chiarire se il potenziale partner ha maturato esperienze significative su progetti complessi, all’interno di ecosistemi applicativi disomogenei. Inoltre, è necessario verificare la padronanza del team rispetto anche a tecnologie ormai datate o addirittura obsolete.
In questi casi, gli anni di attività e presenza sul mercato contano in modo rilevante, perché significa che il partner ha una vista più ampia e approfondita anche sulle tecnologie ormai superate ma spesso ancora presenti negli ecosistemi applicativi aziendali.
La scelta deve quindi ricadere su una software-house con una visione a 360 gradi, che sappia disegnare applicazioni su misura in grado di soddisfare le necessità peculiari dell’azienda nel rispetto dei vincoli tecnologici dettati dall’esistente e dalla necessità di integrazione.