Gli Open Data in Italia

Migliora la qualità e la quantità degli Open Data disponibili in Italia

E' uscito in questi giorni un interessante articolo sull'unita.tv che fa il punto sulla situazione degli Open Data in Italia.
Eccone un estratto:

 

Aumentano quantità e qualità dei dati, il nostro Paese passa dal 25° al 17° posto.

L’Italia guadagna otto posizioni nel ranking della Global Open Data Index 2015, ovvero la classifica mondiale che misura la quantità e la qualità dei dati rilasciati dagli Stati. Una notizia molto incoraggiante sul piano della trasparenza e della lotta alla corruzione.

La classifica è stata stilata prendendo in esame diverse categorie di dataset. Per stabilire se uno Stato è “Open”, però, non basta che esso produca dati. Bisogna capire se questi sono facili da reperire e da manipolare. Per ognuno di essi, quindi, è stato verificato se è disponibile online, se è gratuito, se può essere scaricato, se è dotato di una licenza che ne consenta il riuso, se è leggibile in più formati e se questi formati ne consentano l’elaborazione.

Luci ed ombre di una realtà difficile e complessa. Di sicuro nella Pubblica amministrazione italiana l’innovazione non trova terreno fertile, anzi è ostacolata da una tradizione amministrativa ostile al cambiamento, alla valutazione dei risultati e al giudizio dei cittadini. La macchina è in movimento, ma per raggiungere il traguardo di una burocrazia accessibile e al servizio dei cittadini è necessario che tutti i soggetti coinvolti spingano il piede sull’acceleratore. Non solo gli addetti ai lavori, ma anche l’opinione pubblica ed in particolare la società civile organizzata (gruppi di cittadini, associazioni di categoria, comunità scientifiche) può e deve esercitare un’importante azione di pressione.

Nella società dell’informazione gli Open Data (concepiti nella grande famiglia dell’Open Source) rappresentano una grande risorsa strategica di analisi della realtà, capace di fornire indicazioni preziose per la governance dei processi politici, economici e sociali. Essi potrebbero orientare le scelte degli amministratori e dei cittadini. Ad esempio potrebbero suggerire ad un sindaco di riqualificare gli impianti elettrici di alcuni locali comunali perché il loro consumo è superiore alla media, oppure consigliare ad uno studente quale ateneo o corso di laurea scegliere sulla base della percentuale di neolaureati in quell’ateneo o corso che sono riusciti a trovare lavoro.

È proprio questo il loro grande valore che un Paese come l’Italia non può permettersi il lusso di ignorare.

 

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